«Nelson Rockefeller apre l’Esselunga nel 1957 insieme a Bernardo Caprotti, in piena guerra fredda, con il mondo diviso in due blocchi, per abbassare i costi della spesa e contrastare il comunismo. Perché con la pancia piena è più difficile fare i comunisti. Ma prima di lui, nel 1948, Gaetano Marzotto, patron del tessile a Valdagno aveva intuito che il potere d’acquisto degli stipendi degli operai si difendeva facendo pagare loro un prezzo più basso i generi alimentari. E così produceva e vendeva tutto lui. Di più. Ogni anno pagava una gita in pullman a Mosca, certo che al ritorno un po’ di operai lasciavano il comunismo».
E’ uno spaccato dell’Italia fitto di aneddoti quello che Edoardo Pittalis, editorialista del Gazzettino e scrittore, ha raccontato per la rassegna di Liberal Belluno Conversazioni in Taverna.
Dopo l’introduzione di Rosalba Schenal, presidente dell’associazione, ha condotto la conversazione con l’autore, Alessandro Tibolla vice capocronista del Gazzettino di Belluno.
Pittalis ha raccontato la storia de “Il signore dei carrelli” come titola il suo libro, ovvero di Cesare Bovolato, fondatore della catena di supermercati Cadoro che lo scorso anno ha festeggiato il 50mo. Bovolato rappresenta quella prima generazione di imprenditori di successo del Nord-Est, che da “casolin” ossia il droghiere di paese, diventa titolare di 30 supermercati distribuiti in tre regioni con un migliaio di dipendenti. «Un imprenditore che in 50 anni non ha mai licenziato nessuno – racconta Pittalis – e che è riuscito a fare il passaggio generazionale dell’azienda ai figli in modo indolore. A differenza dei Marzotto, dei Coin aziende che oggi non sono più nelle mani dei fondatori».
Pittalis ripercorre tutte le tappe della famiglia Bovolato, che è anche la storia del Nord-Est. E con l’abilità del cronista infila nel racconto episodi gattopardeschi, come quello della troupe di consulenti inviata da Rockefeller in Italia a metà degli anni ’50 per tastare il polso al mercato italiano. «Ebbene – racconta Pittalis – l’equipe di esperti che doveva valutare se le procedure per operare in Italia erano analoghe a quelle di Francia e Germania dove erano già presenti i supermercati, si trova dinanzi a tre situazioni inaspettate: la corruzione, la burocrazia e l’evasione fiscale. E anche quando nella Milano fine anni ’50 inizio anni ’60 iniziano i colloqui di lavoro per l’assunzione di personale, i responsabili riferiscono che i candidati si presentavano male in arnese. Era il periodo di emigrazione dal Sud, quando evidentemente chi era alla ricerca di lavoro non aveva la camicia bianca pulita da indossare per il colloquio di assunzione». Era un’Italia ancora povera, e per questo i carrelli della spesa per il mercato italiano vennero costruiti con il cesto più piccolo rispetto a quelli dei supermercati francesi e tedeschi, per riempirli più facilmente, perché l’effetto del carrello pieno, anche se più piccolo, era psicologicamente vincente rispetto a carrelli grandi mezzi vuoti.
«In Veneto oggi c’è la concentrazione più alta di centri commerciali – ha detto Pittalis – mentre in America molti hanno già chiuso. Probabilmente si tornerà al supermercato di quartiere. Negli ultimi anni la crisi economica ha portato ad un taglio dei consumi del 30%, con l’eccezione dei cibi per animali, che invece sono in crescita del 30% ed hanno conquistato spazi più grandi nelle corsie dei supermercati».
«A questa crisi – ha concluso Edoardo Pittalis – né la politica con la sua instabilità, né la finanza con la stretta del credito, hanno saputo dare risposte. Nel Veneto le aziende hanno pagato il prezzo più alto in termini di suicidi degli imprenditori e di chiusure delle aziende».